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Marco Biagi

 

Marco Biagi nasce il 24 novembre 1950 a Bologna, frequenta la Facoltà di Giurisprudenza nell'Università degli Studi di Bologna dove, a ventidue anni, si laurea con il massimo dei voti e lode, con Giuseppe Federico Mancini come relatore.

 

Nel 1974 è contrattista di materie privatistiche presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, in questi anni insegna presso l'Università degli Studi di Ferrara e di Modena nonché è professore incaricato presso l'Università della Calabria. e in questi anbni iniziano già le prime pubblicazioni dei suoi scritti.

 

Nel 1984 vince il concorso a cattedra ed è chiamato come professore straordinario di Diritto del Lavoro e di Diritto Sindacale italiano e Comparato dall'Università di Modena e Reggio Emilia, presso il Dipartimento di Economia Aziendale. Dal 1987 al 2002 è professore ordinario presso la medesima Facoltà di Economia.

 

La sera del 19 marzo 2002 dopo che Biagi, come ogni sera, a bordo della sua bici, ha finito di percorrere il tratto di strada che separa la sua abitazione di via Valdonica dalla stazione di Bologna, un commando di brigatisti lo blocca di fronte al portone della sua casa, al civico 14. I terroristi, aprono il fuoco in sua direzione. Colpito da sei proiettili, alle 20:15, Biagi muore tra le braccia dei medici del 118 che sono accorsi sul posto.

 

Una caratteristica fondamentale, anzi il filo conduttore principale dell'opera di Marco Biagi, era l'impegno nella comparazione e l'attenzione interdisciplinare coltivata con cultori di esperienze diverse, perché gli permetteva di esprimere la sua sensibilità nel cogliere i tratti essenziali delle questioni, i nessi tra segmenti e temi diversi del diritto del lavoro.

 

Dagli anni ottanta e fino alla sua scomparsa è Adjunct Professor di Diritto e Politica delle Comunità Europee presso il Dickinson College, Bologna Center for European Studies nonché Adjunct Professor di Comparative Industrial Relations e membro dell'Academic Council della Johns Hopkins University, Bologna Center.

 

 “Il decollo dell’opera di Marco Biagi si colloca grosso modo agli inizi degli anni Novanta. Da allora non si contano gli incarichi in Italia e all’estero: la sua costante presenza nelle istituzioni europee è il segno tangibile di una meritata fama acquisita quale comparatista e studioso delle relazioni industriali. Pur se i primi saggi di ampio respiro con i quali si è cimentato con metodo e rigore dogmatico hanno attestato la sua capacità di affrontare tematiche anche complesse, Marco Biagi non era e non poteva essere un giurista di stampo tradizionale, non stava dentro gli schemi. Sarebbe stato un errore e, in definitiva, una limitazione delle sue naturali inclinazioni, indurlo a rinunciare ai suoi interessi per il diritto comparato, costringerlo a stare seduto, anziché volare da una capitale all’altra, europea ed extra-europea. Quella era la sua autentica vocazione, era, come si suol dire, impressa nel suo Dna: nato comparatista, europeo ante litteram, quella strada ha percorso raggiungendo prestigiosi traguardi, guadagnandosi stima e considerazione, specialmente fra quei colleghi europei che Marco Biagi coinvolgeva ogni anno nei convegni modenesi”.

 

Per Marco Biagi divenne naturale prescindere dalla centralità del nostro sistema giuridico nazionale: non certo per protervia intellettuale ma, molto più semplicemente, per una innata capacità – che gli era riconosciuta dallo stesso maestro Federico Mancini – di guardare lontano e di prevedere con larghissimo anticipo avvenimenti e scenari futuri. E questo se può avere contribuito ad alimentare in talune circostanze qualche incomprensione con chi fatica, più o meno consapevolmente, ad abbandonare la limitata prospettiva di osservazione offerta dal diritto del lavoro nazionale, rappresenta a ben vedere la grande eredità di Marco Biagi comparatista”.

 

“La parola magica per Marco era benchmarking: un approccio, finalizzato al miglioramento, per cui si mettono a confronto i modi di svolgimento di attività e di processi che si pongono similmente in diverse organizzazioni paragonabili; sicché, in un siffatto orizzonte di raffronti, si possano identificare i processi eccellenti o le soluzioni ottimali, o almeno preferibili. La comparazione non è semplice esercizio culturale. Si tratta invece di comprendere approfonditamente le ragioni che hanno portato a certe soluzioni piuttosto che ad altre”

 

Il pensiero di Marco Biagi nella sua qualità di consigliere di diversi ministri del lavoro (Treu nel 1995, Bassolino nel 1998, e nel 2001 di Roberto Maroni), nonché nel ruolo di consigliere del Presidente del Consiglio Romano Prodi nel 1997, ha influenzato e determinato quella che dopo la sua morte è stata la riforma del lavoro del 2003 (legge 30/2003, comunemente chiamata Legge Biagi) emanata dal secondo Governo Berlusconi.

 

Il suo pensiero di fondo è sempre stato improntato al recupero del lavoro irregolare, cercando di regolarizzare ancor prima di stabilizzare i rapporti di lavoro; in particolare per Marco Biagi il lavoro regolare era la condizione necessaria per lo sviluppo della persona, attraverso un ambiente sicuro, la tutela sindacale, il contatto con le migliori tecnologie, la formazione continua, la mobilità in un mercato trasparente.

 

Il nome di Marco Biagi è legato al “libro bianco sul mercato del lavoro.

Fu Marco Biagi a suggerire a Roberto Maroni e a Maurizio Sacconi la realizzazione del famoso libro bianco che irruppe sul terreno del confronto sociale, rubando la scena alla riforma del sistema previdenziale che è sempre stato il tema preferito dalla comunità economica.

I temi della critica e delle lodi si sono successivamente miscelate in un connubio che spesso appare contraddittorio, ma tutte le considerazioni debbono essere lette alla luce dello sviluppo del tessuto economico in cui il mercato del lavoro si trova a dover funzionare..

Il merito della riforma del 2003 è di aver preso atto della situazione in cui il mercato si stava orientando e di aver dato regole per gestire tale evoluzione premiando il lavoro regolare (in modo da far emeregere il c.d. “sommerso”).

 

Oggi quel tessuto è fortemente cambiato e la crisi economica rende difficile ogni approccio, ma la mente di Marco Biagi saprebbe certamente individuare una ricetta adatta per operare nelle nuove mutate condizioni.